Cloro e sport

Il mondo dello Sport è anche il mondo del cloro: dai luoghi ove lo si fa, agli attrezzi, ai dispositivi di sicurezza, all'igiene, il cloro gareggia insieme agli uomini per metterli in grado di raggiungere risultati sempre più esaltanti.

Grazie al progresso tecnologico fare sport sta diventando sempre più un appassionante mondo di sfide e risultati strabilianti che fino a pochi anni fa erano impensabili da raggiungere. Una componente essenziale per l'ottenimento di record sempre più ambiziosi e sport sempre più estremi è costituita senza dubbio da materiali ed attrezzature sempre più sofisticate che accompagnano l'atleta nel corso della sua performance, fornendo nel contempo standard di comfort e sicurezza sensibilmente più elevati. I materiali plastici polimerici che necessitano di derivati organici del cloro per la fabbricazione contribuiscono, grazie alle loro peculiari proprietà, come resistenza meccanica, termoresistenza, elasticità, ad ottenere attrezzature sportive tecnologicamente sempre più avanzate, fornendo alla ricerca il supporto utile per esplorare nuove possibilità applicative. Praticamente nessuna disciplina sportiva, anche la più esclusiva e meno popolare, è sfuggita dalla pacifica "invasione" di questi nuovi materiali polimerici.

Nel nuoto e negli sport acquatici in generale, il cloro e i suoi derivati entrano in gioco non solo come agenti chimici utilizzati per la disinfezione delle acque e per mantenere gli impianti igienicamente sicuri, ma anche come base per i materiali di rivestimento delle piscine (PVC), e per la produzione dell'abbigliamento degli atleti praticanti le varie discipline. Costumi da bagno di ultimissima generazione, che potremmo decisamente definire "high-tech", realizzati con fibre sintetiche, denominate elastomeri, a base di PVC e neoprene, sono stati appositamente disegnati per i vari atleti. Grazie alle favorevoli caratteristiche di questi polimeri clorurati, ovvero resistenza meccanica, elasticità ed impermeabilità, i nuovi costumi migliorano la prestazione e danno sollievo alla fibra muscolare aderendo al corpo in maniera perfetta; la vecchia pratica di radersi completamente per diminuire l'attrito con l'acqua è stata abbandonata grazie ad indumenti a tutta lunghezza, simili alle mute da sub, ma con meno cuciture per diminuire la resistenza dovuta appunto all'attrito con l'acqua. La protezione degli occhi dei nuotatori e dei tuffatori è realizzata con occhialini muniti di lenti in policarbonato. Le lenti sono così infrangibili, antigraffio, estremamente durevoli ed hanno una notevole trasparenza ottica. Prima del policarbonato gli occhialini dei nuotatori venivano prodotti in vetro, così le lenti costituivano un serio pericolo per gli occhi ed il naso in caso di urto. Gli occhialini sono inoltre forniti di una fascia in PVC e guarnizioni in gomma cloroprenica per mantenerli fissi e aderenti al viso e renderli impermeabili. Le mute da sub realizzate in neoprene hanno una notevole termoresistenza e sono così in grado di proteggere il corpo da temperature dei fondali troppo basse, quali si hanno a profondità elevate o durante la stagione invernale. I trampolini e le piattaforme per i tuffi sono rivestite di vernice epossidica al poliuretano e grazie a questo materiale si crea una superficie anti-scivolo per proteggere l'atleta da traumi dovuti a cadute. I materiali polimerici a base di cloro sono infine utilizzati per la fabbricazione di altre attrezzature per sport acquatici come le tavole da surf e le pinne per il nuoto pinnato.

In sport come l'atletica leggera, il basket, la pallavolo praticati sia a livello amatoriale che agonistico, un'enorme importanza rivestono, le calzature in grado di far realizzare prestazioni elevate e nel contempo dare sicurezza al piede, proteggendolo dai traumi derivanti dall'impatto con il suolo, ammortizzando gli urti e accogliendolo in una forma perfettamente anatomica. Le scarpe sono per questo fabbricate con un rivestimento esterno in PVC o poliammide, leggero, flessibile e resistente con suole provviste in corrispondenza dei talloni di spazi vuoti ripieni di aria con esternamente del poliuretano liquido, una forma fisica (gel molto denso) di questo polimero. Le scarpe durano più a lungo e, cosa molto importante, grazie all'indeformabilità di questi materiali, mantengono la loro forma anche dopo ripetuti utilizzi. Le scarpette in materiale plastico "comuni" pesano fino al massimo a 150 grammi, 50 grammi in meno rispetto a 40 anni fa; ancora le suole prodotte in poliuretano sono fino al 50% più leggere di quelle prodotte in materiale tradizionale. Le scarpette usate in gara da Carl Lewis pesavano ciascuna 115 grammi, il peso più basso mai raggiunto nella storia dell'atletica leggera. E' chiaro quindi come l'utilizzo di materiali polimerici a base di cloro contribuisca non poco a far sì che gli atleti possano oggi correre più veloci, saltare più in alto e gareggiare con sicurezza, riducendo notevolmente la probabilità di subire traumi di quanto non si verificasse nei tempi passati.

Base per la pratica di una corretta attività sportiva sono i rivestimenti dei terreni da gioco degli impianti sportivi. Grazie alla combinazione di diversi materiali plastici si possono realizzare pavimentazioni facili da installare e mantenere, capaci di rispondere alle diverse esigenze dei singoli sport. Il PVC si è dimostrato un ottimo materiale per realizzare piste di atletica, pavimentazioni di palestre scolastiche, campi da gioco di strutture al coperto destinate alla pratica di sport come basket, pallavolo, pallamano, tennis fino a sport meno diffusi come badminton e squash. Un fondo realizzato in PVC dello spessore di pochissimi millimetri garantisce la giusta sicurezza all'atleta rispetto ad eventuali traumi in quanto ammortizza efficacemente gli urti. Ad esempio fino agli Sessanta cenere ed argilla erano i materiali più comuni utilizzati per le superfici delle piste di atletica; le piste costruite con questi materiali però richiedevano una manutenzione costante e non potevano sostenere i naturali problemi causati da fattori climatici (es. pioggia). L'introduzione dei materiali polimerici ha cambiato radicalmente lo scenario. Le piste "all-weather" realizzate con mescole di gomma sintetica ed asfalto, divennero popolari negli anni Settanta; anche se richiedevano minori interventi di manutenzione rispetto alle superfici naturali, diventavano comunque troppo morbide con il caldo e troppo dure con il freddo. Le superfici moderne utilizzano una miscela di gomme e materiale plastico. Esse sono infatti realizzate con una giusta combinazione di gomme stirene-butadiene o etilene-propilene con altri leganti in plastica come il poliuretano o poliuretano compatto, che viene incollata sulla superficie come una moquette. Secondo recenti dati statistici la maggior parte delle più famose piste di atletica del mondo è realizzata in poliuretano così come in poliuretano sono realizzate più del 95% di tutte le piste oggi esistenti. Grazie alle proprietà di questi nuovi materiali le superfici sono in grado di sostenere condizioni climatiche avverse e richiedono una manutenzione più semplice rispetto alle superfici naturali. Le piste sono migliori anche per i corridori, poiché, grazie alla notevole elasticità dei materiali a base di poliuretano che le ricoprono, offrono eccellenti proprietà di rimbalzo che trasmettono più energia cinetica al piede, permettendo agli atleti di raggiungere velocità maggiori di quanto non sia possibile fare sull'asfalto o su una superficie naturale.

Sempre per rimanere nell'ambito dell'atletica leggera, il salto con l'asta è completamente cambiato, grazie all'uso dei materiali polimerici a base di cloro, sia per quanto riguarda il salto sia per la piattaforma che ammortizza la caduta dell'atleta. Le aste un tempo erano realizzate con canne di bambù, un materiale naturalmente lungo e diritto. Successivamente le aste furono ricavate da tubi di acciaio o alluminio, ma ben presto si vide che non erano ideali a causa della loro scarsa flessibilità. Oggi le aste sono realizzate con vetroresina e altri tipi di plastica rinforzata a base di PVC. Questi materiali conferiscono all'asta la forza e la flessibilità necessarie, concedendo all'atleta un angolo più ristretto nell'impugnarla, dettaglio che aumenta l'altezza raggiungibile nel salto. Senza questa flessibilità dell'attrezzo, l'atleta si comporterebbe come un pendolo, dovrebbe avere una velocità di 60 Km/h per raggiungere, con le vecchie aste rigide, le altezze del moderno salto con l'asta. Con un'asta in materiale polimerico, la velocità viene caricata sull'attrezzo, consentendo all'atleta di raggiungere altezze più elevate a parità di velocità. Oggi infatti il record del mondo supera abbondantemente i 6 metri. Mentre gli atleti raggiungono altezze sempre più elevate, diventa sempre più importante l'esigenza di un atterraggio sicuro. Le aree di caduta in sabbia di una volta sono state sostituite da tappetini e materassi composti in schiuma di poliuretano, spessa ed assorbente, coperta poi di PVC su una spessa base sempre di PVC. Il poliuretano assorbe l'energia della caduta e aiuta l'atleta a scendere a terra con sicurezza. Anche i tappeti e i materassi per il salto in alto sono realizzati in poliuretano espanso con gomma termoplastica. Gli ostacoli delle gare di corsa vengono oggi realizzati in materiale polimerico sostituendo così il legno. Se un ostacolo veniva abbattuto o anche solo minimamente spostato durante il salto, l'asse di legno poteva facilmente rompersi o scheggiarsi, causando ovvi danni all'atleta. Gli ostacoli con le assi realizzati in materiale sintetico se urtati hanno un effetto più "morbido" sull'atleta rispetto al legno e non si scheggiano né si rompono, consentendo anche il riutilizzo dell'ostacolo stesso. Nel lancio del disco, l'attrezzo viene realizzato in PVC o policarbonato perché sono materiali leggeri; un bordo di acciaio, contornante la struttura di materiale plastico, conferisce peso sull'esterno dell'attrezzo fornendo una forza centrifuga ottimale che consente all'atleta di lanciarlo più lontano. Resistenza, indeformabilità, flessibilità sono alcune delle caratteristiche che oggi si esigono dalle attrezzature grazie alle quali si praticano gli sport invernali, dal "classico" sci alpino al più recente snowboard. Il poliuretano è solo uno dei materiali plastici polimerici utilizzati per la fabbricazione non solo dei vari attrezzi ma anche dell'abbigliamento di uno sciatore.

Ad esempio fino alla fine degli anni Sessanta la pelle e il cuoio sono stati gli unici materiali disponibili per la produzione di scarponi. Con gli anni Settanta abbiamo una svolta decisiva: Bob Lange, tecnico specializzato nello studio delle materie plastiche, dopo vari studi e prove, realizza l'intero guscio esterno dello scarpone con un materiale plastico simile al poliuretano. Il procedimento avviene per colata e riscuote un enorme successo. L'era del cuoio e delle cuciture è finita. Da un processo di assemblaggio manuale, si passa ad uno automatizzato. La Nordica per prima crede in questa tecnologia e predispone il suo stabilimento per la realizzazione di uno scarpone interamente in materiale plastico. Col passare degli anni lo scarpone subisce svariate modifiche tecniche, sia sul piano dei materiali che su quello funzionale. Oggi la competitività tra le varie aziende è soprattutto legata all'utilizzo delle diverse materie plastiche che rappresentano circa l'80% della composizione dello scarpone. Diversi materiali sono utilizzati per questo scopo: poliuretani, policarbonati ed altri polimeri; la scelta del materiale da usare, viste le diverse caratteristiche di questi polimeri, condizionano il tipo di risposta "tecnica" dell'attrezzatura. L'utilizzo del policarbonato ad esempio piuttosto che del poliuretano, conferendo allo scarpone maggiore rigidità, viene richiesto da atleti professionisti in quanto tale caratteristica assicura il massimo controllo degli sci. Viceversa per uno sciatore principiante, è il poliuretano il materiale scelto per la realizzazione dello scarpone in quanto essendo molto flessibile e pratico, impedisce l'immobilizzazione del piede all'interno dello stesso. Il policarbonato viene usato come superficie di protezione degli sci vista la sua forte resistenza all'abrasione. PVC e policarbonato, vista la loro capacità di assorbire gli urti, sono anche usati per la fabbricazione delle reti di protezione poste ai bordi delle piste.

Nella nautica queste nuove materie plastiche hanno sostituito tutta una serie di componenti fabbricati con altri materiali diminuendo di quasi il 50% il peso di un'imbarcazione rendendola così più veloce e nel contempo sicura e resistente alla corrosione della salsedine. Scafi, vele, funi realizzati con questi materiali innovativi hanno accresciuto enormemente la competitività delle imbarcazioni. Il poliuretano espanso "iniettato" nelle intercapedini e nei punti di saldatura dei componenti di un'imbarcazione ne consente l'impermeabilizzazione dello scafo. Nel tennis con i nuovi materiali compositi plastici a base di polimeri clorurati che hanno del tutto rimpiazzato il legno e le corde, l'impatto della racchetta con la pallina si è ridotto di più del 40% e le vibrazioni vengono attutite di oltre il 20%, il che significa meno stress fisico, più sicurezza e maggior dinamismo agonistico per l'atleta. Il ciclismo, grazie all'utilizzo di questi materiali plastici è cambiato in modo anche molto appariscente: le biciclette e l'abbigliamento sono totalmente diversi rispetto al passato, non solo per i colori vivaci. I telai delle biciclette sono estremamente leggeri permettendo all'atleta di compiere meno sforzo fisico specie percorrendo delle salite. Addirittura i materiali plastici permettono la costruzione di telai monoscocca, come è il caso delle biciclette per ciclismo su pista, e le performance che gli atleti sono in grado di raggiungere usando queste attrezzature sono davvero strabilianti. Basti pensare a quante volte è stato battuto nell'arco di breve tempo il record dell'ora su pista nell'ultimo ventennio. Le gomme delle biciclette, un tempo prodotte esclusivamente in gomma naturale, sono ora composte di strati di gomma sintetica rinforzata con fili di plastica resistente. I caschi moderni, del 75% più leggeri rispetto a quelli degli anni '70, sono realizzati con due tipi di materiale (in genere PVC o policarbonato): un guscio interno morbido, uno esterno solido e infrangibile capace di assorbire l'impatto in caso di cadute. Le selle delle biciclette oggi vengono fabbricate con gel di poliuretano, un materiale che grazie al suo stato fisico risulta facilmente modellabile in forme ergonomiche adatte ad ogni tipo di esigenza o uso del mezzo: dalle biciclette da corsa alle mountain bike fino alle semplici biciclette da passeggio. La fabbricazione con gel di poliuretano flessibile, di giusta morbidezza e nel contempo resistente permette di ridurre del 40% le sollecitazioni a livello della regione ischiatica (osso sacro e bacino), specie lungo percorsi accidentati come sentieri di montagna. Anche gli occhiali dei ciclisti, tra l'altro molto originali, sono in policarbonato e sono così assai resistenti, infrangibili e per la loro assoluta trasparenza assicurano un'ottima visione della strada. I guanti dei ciclisti, infine, hanno i palmi imbottiti di schiuma poliuretanica e consentono un maggiore comfort nella presa del manubrio della bicicletta, aumentandone così la stabilità. Materiali polimerici sono oggi usati anche per la fabbricazione di palle da biliardo; queste un tempo erano realizzate con materiali naturali come l'avorio, che però, oltre ad essere molto costoso veniva ricavato esclusivamente dalle zanne degli elefanti, pratica ecologicamente e bioeticamente davvero poco sostenibile. A tutt'oggi le palle del biliardo vengono esclusivamente prodotte carbossimetilcellulosa, materiale polimerico derivato dalla cellulosa da cui si ottiene per reazione con un derivato clorurato (l'acido monocloroacetico), avente caratteristiche meccaniche e l'aspetto in tutto simili all'avorio. Le materie plastiche entrano anche nella composizione di componenti destinate alla fabbricazione di prototipi per l'automobilismo. Nel 1992 per la prima volta alla 24 ore di Le Mans partecipò una vettura la cui carrozzeria, del peso di soli 63 Kg, era stata ottenuta da una giusta combinazione di fibra di carbonio, materiale molto comune per la costruzione dei telai delle auto da corsa, con resine epossidiche; il prototipo ottenuto, oltre alla sua leggerezza, da cui evidenti vantaggi per le velocità raggiungibili, si caratterizzò anche per la sua elevata resistenza ed aerodinamicità. Da allora intense ricerche in questo campo sono state condotte non solo per garantire performance migliori per le auto, ma anche, viste le peculiari caratteristiche di resistenza alle sollecitazioni di tipo meccanico di questi materiali plastici, per migliorare la sicurezza del pilota all'interno del proprio abitacolo.